Sul sito di sala&cucina è stata recentemente pubblicata la ricetta degli agnolini in brodo, un piatto tipico della mia città d’origine, Mantova. Ho quindi deciso di correre il rischio di farmi diseredare da mia nonna, tradendo la sua ricetta per provare quella della regina dell’agnolino. Quando ho finito, ho guardato il tagliere con tutti i mei piccoli capolavori in fila, mi sono sentita una mezza divinità. Anch’io posso fare gli agnolini. Questo fa di me la Nadia Santini delle pianure britanniche? Ahimé, no. Eppure ci basta avere in mano uno smartphone ci sentiamo tutti Oliviero Toscani. Scattiamo foto a tutto quello che ci passa sotto al naso, tutto quello che mangiamo, tutte le persone che incontriamo. Aggiungendo due filtri e qualche effetto ci sembra di aver creato un capolavoro e lo condividiamo.
Ai nostri amici piace, su Facebook piovono i like. Siamo tutti degli immortalatori, ma, ahimè di nuovo, non siamo tutti fotografi. Mi ricordo una delle prime lezioni di fotografia all’università. Il professore ci chiese se fossimo in grado di fotografare un oggetto semplice, una moka per il caffè. Eccheccivuole?! 60 pischelli armati di reflex analogica, ci sentivamo all’altezza della sfida. Fino allo sviluppo. 60 pischelli perfettamente visibili nelle fotografie, sulla superficie specchiata della moka.
Potrebbe sembrare anche a voi di essere in grado di realizzare gli scatti fotografici che possano comunicare al meglio il vostro impegno, la vostra dedizione. Pensateci molto bene prima di scegliere di non affidarvi ad un fotografo professionista. Mi rivolgo soprattutto ai ristoratori. La fotografia di un piatto non è solo un’immagine, è un racconto. Attraverso la fotografia si parla di sapore, di profumo, di temperatura, di materie prime. Fate attenzione, fotografare gli alimenti è un’impresa, soprattutto se non si hanno a disposizione gli strumenti adatti. Pensate che, a volte, le fotografie che ritraggono degli alimenti, sono state realizzate senza utilizzare alimenti. Vengono invece creati dei modelli, utilizzando materiali diversi, che vengono dipinti, lucidati, incollati e chi più ne ha più ne metta. Se però avete deciso, per necessità o per passione, di realizzare da soli le fotografie dei vostri piatti, ho alcuni consigli per voi. Sfruttate la luce naturale. Anche un capolavoro culinario potrebbe apparire come un pasto da carcerato se immortalato sotto i neon freddi della cucina. Se non avete a disposizione uno studio, scegliete una finestra molto luminosa, magari in una bella giornata di sole, e usatela come unica fonte di luce per i vostri scatti.
Il secondo suggerimento che mi sento di darvi è: semplificate! Se non siete esperti fotografi, con tutta probabilità farete fatica a gestire un’inquadratura con tanti elementi e colori. Fate composizioni semplici, pulite. Non serve inserire nella fotografia tutti gli ingredienti del piatto e tutte le stoviglie nuove che avete comprato. Sempre nell’ottica di una semplificazione funzionale, non utilizzate dieci inquadrature diverse. Sceglietene una, massimo due, che valorizzino al meglio le vostre creazioni, in modo da dare coerenza a tutte le immagini che devono raccontare una sola storia. Su internet potete trovare tantissimi tutorial sulla realizzazione delle fotografie di piatti e alimenti, quindi, prima di cominciare, meglio studiare un po’. Ultimo consiglio, ma non per questo meno importante: se non volete una targa accanto alla mia sulla walk of fame dei pischelli, attenzione alle superfici riflettenti!